L’altro giorno granitas mi ha portato al Musée de l’Orangerie.
Ci sono due sale ellittiche e, sulle pareti, due cicli completi di ninfee dipinte da quel mago di Monet: tu sei lì, in mezzo a tutta la gente, i selfie, il rumore da museo e mentre sei lì sei anche con Monet nel suo giardino, ripetutamente, a pensare come dipingere l’impressione di stare proprio dentro quel giardino, immerso. Sei lì che organizzi le luci e le ombre, tieni a bada i colori, metti su un tramonto dove si fondono cielo e terra e tutto, poi là in fondo fai arrivare la notte. Ogni tanto pensi che a stento riesci a parlare.
Ad un certo punto la guardia ti tira fuori dal sogno, che la sala chiude in anticipo. Mentre rientri in te e esci, sai che l’eco di quel pensare insieme a Monet ti rimarrà dentro, come una specie di nota lunga.
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